E il cane a sei zampe giocò d'anticipo contro l'accerchiamento

CORRIERE   Danilo Taino

 


L’accordo Eni-Gazprom, preparato dalla visita di PRODI a
Mosca in giugno, è la conseguenza dell’accresciuto peso di Gazprom e della
mancanza di una politica comune europea dell’energia.


In giugno, Paolo Scaroni
aveva detto di non sentirsi ricattato da Gazprom
. Anzi, gli sembrava che il monopolista del gas
russo fosse uscito dalla crisi di inizio anno sulle forniture all’Ucraina (che
avevano messo in crisi un po’ tutta Europa) con la reputazione di partner
affidabile praticamente intatta. Negli stessi giorni, Romano Prodi, anch’egli
a Mosca, poteva baciare Vladimir Putin e annunciare un’intesa di massima,
politica si suppone, tra Italia e Russia in tema di collaborazione energetica.
L’accordo annunciato ieri tra Eni e Gazprom è la traduzione di questa
impostazione, «di sistema» verrebbe da dire, dalla politica agli affari
.
Dal punto di vista del business, in effetti, la logica è abbastanza lineare: dal
momento che i muscoli di Gazprom sono enormemente cresciuti, negli ultimi
tempi, per avere garanzie di fornitura e anzi ottenere l’accesso a un po’ di
pozzi di estrazione occorre venire a patti. E aprire a Mosca il mercato della
distribuzione e dell’elettricità in Italia. Lo sta per fare l’Eni e l’ha fatto
qualche mese fa la tedesca Basf
. Sempre ieri, anche l’amministratore
delegato dell’Enel, Fulvio Conti, ha detto di considerare la possibilità di
avanzare un’offerta per il gas russo in joint-venture con il cane a sei zampe.
Per come si sono messe le cose, l’accordo deve in qualche modo essere fatto,
anche perché le alternative alla Russia non ci sono: i rigassificatori
italiani, che consentirebbero di diversificare un po’ le fonti, sono ancora nel
regno delle ipotesi
.
Dal punto di vista politico e della sicurezza energetica, però, il problema
resta quello che in luglio, dopo l’annuncio di un’alleanza tra Gazprom e il
monopolista algerino Sonatrach, aveva fatto esprimere a Scaroni il timore che
si stesse formando un cartello del gas simile a quello, Opec, del petrolio. E
aveva spinto il ministro Pierluigi Bersani a scrivere alla Commissione Ue per
esprimere la preoccupazione che i prezzi del gas europeo finissero sotto
pressione. Naturalmente, quando i cartelli ci sono e non possono essere
smantellati non si può che farci gli affari. Ma, dal punto di vista politico e
della sicurezza, l’accordo annunciato ieri forse allontana il pericolo di
blackout invernali ma rafforza senza dubbio Gazprom sui mercati europei,
dimostra che la Ue non ha una politica comune verso il Cremlino e che ogni
Paese va a Mosca per i fatti suoi
.

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