Afghanistan vero test per il nuovo rapporto con Bush

il PUNTO di Stefano Folli
L’intervista al presidente Bush raccolta da Mario Platero è significativa per
almeno due ragioni. In primo luogo perchè rende esplicita la volontà della Casa Bianca di stringere
un legame privilegiato con la Germania di Angela Merkel
. Un Paese « che
avrà un ruolo importante da giocare in Europa e nel mondo » . È evidente che
gli Stati Uniti cercano interlocutori e in Europa guardano a Berlino. Forse
perché è finita la fase dell’unilateralismo un po’ sprezzante e, come scrive «
Time » di questa settimana, siamo alla « fine della diplomazia del cow boy » . Sta di fatto
che Bush, nell’intervista al « Sole 24 Ore » alla vigilia del viaggio in
Europa, insiste molto sulla necessità di « lavorare insieme » . Il tono è
diverso rispetto al passato, si intuisce che una fase si è chiusa. Il che apre
uno spazio interessante anche per la nuova Italia di Romano Prodi, se saprà
cogliere l’occasione.

In fondo, dopo anni di ottimi rapporti con il governo di Berlusconi, Bush è
abbastanza pragmatico per affermare: « Con l’Italia ( di Prodi) mi sento a mio
agio » .
Nonostante i punti di vista discordi, a cominciare dall’Iraq. Si capisce che il ritiro italiano è stato
metabolizzato a Washington. Ora si guarda avanti. E la priorità è l’Afghanistan
.
Ossia, come i paesi della Nato intendono assumersi le loro responsabilità nel
Paese asiatico. Qui è il secondo aspetto dell’intervista.
Nei giorni in cui il governo Blair invia altri 900 soldati a Kabul, Bush si
rivolge all’Italia e le chiede di non venire meno al suo impegno in
Afghanistan. « Ognuno sceglie cosa fare, ma chi deve decidere se ha senso
restare o andare via dall’Afghanistan guardi alle conseguenze del fallimento »
.
Ne discendono due conseguenze. La prima: la posizione americana non può dispiacere al governo
italiano nel momento in cui Prodi riannoda il rapporto con la Germania.

Poche settimane fa il ministro degli Esteri D’Alema, sul « Wall Street Journal
» , si è detto favorevole a rafforzare la solidarietà fra le due sponde
dell’Atlantico. D’Alema pensa a un’alleanza fondata su due pilastri forti,
America ed Europa.
Se quindi Bush cerca Angela Merkel, il governo di Roma può
essere soddisfatto. Significa
che si può lavorare a un’Europa più solida nella tradizionale chiave euro
atlantica
.

D’altra parte — seconda conseguenza — il giudizio della Casa Bianca sull’Italia
del centro sinistra appare ancora sospeso. L’accoglienza ricevuta da D’Alema a Washington, in
occasione del suo primo viaggio, è stata ottima e il nostro ministro degli Esteri ha fatto una buona
impressione. Tuttavia la Casa Bianca si attende ora una serie di fatti concreti
.
E il primo di questi fatti riguarda l’impegno italiano in Afghanistan.
L’intervista è esplicita al riguardo, al di là delle frasi di cortesia.
In altre parole, il giudizio americano sulla politica estera dell’Italia
prodiana non dipende dalla linea sull’Iraq, ma da quella sull’Afghanistan. Ecco
perché il provvedimento legislativo che sta per andare al voto, prima alla
Camera e poi al Senato, non potrà non confermare la presenza militare italiana.
Gli americani ( ma anche la Nato e persino l’Onu) avrebbero voluto un maggiore
impegno, sul modello inglese. Invece non avranno i caccia Amx richiesti.
Tuttavia l’Italia resterà a Kabul, nonostante le lacerazioni interne alla
maggioranza.
Ma la « mozione d’indirizzo » , che la sinistra radicale vuole ottenere per
farne una bandiera politica, contiene un’insidia molto pericolosa. Perché
potrebbe sollecitare al governo la cosiddetta « exit strategy »
dall’Afghanistan. Proprio quello di cui gli alleati in questa fase non vogliono
sentir parlare. Si capisce che a Washington sono attenti. E il governo Prodi in
politica estera cammina lungo un sentiero stretto.

Leave a Reply