Quattro missili dalla Corea del Nord

MARCO ANSALDO

Tra gli ordigni anche l´arma intercontinentale Taepodong
2 in grado di raggiungere il Canada, ma quest´ultimo test sarebbe fallito

Sfida nel Mar del Giappone,
gli Usa: "Consultazione urgente all´Onu"
Paura a Tokyo: raggiunte le acque a circa 500 chilometri dall´isola di Hokkaido

Dopo le minacce la Corea
del Nord ha mantenuto le promesse e lanciato il tanto temuto Taepodong 2,
missile intercontinentale a lungo raggio
. Il test di prova del vettore capace di trasportare una testata
nucleare è avvenuto la scorsa notte, secondo quanto hanno riferito fonti
giapponesi e americane. Qualcosa sembra tuttavia essere andato storto
nell´esperimento, a quanto ha annunciato la Cnn
senza fornire ulteriori
elementi per chiarire.
I missili lanciati dal governo di Pyongyang sarebbero stati quattro. Secondo il
Pentagono due erano Scud. Un altro sarebbe stato un ordigno a medio raggio, il
quarto il temibile Taepodong 2, un missile intercontinentale in grado di
arrivare fino al Canada. Ma il test di quest´ultimo sarebbe fallito per ragioni
ancora da chiarire.
Paura e tensione a Tokyo: i razzi hanno raggiunto un´area del Mar del
Giappone a circa 500 chilometri dalle coste dell´isola di Hokkaido
.
Immediata la reazione americana, l´ambasciatore alle Nazioni Unite John
Bolton ha chiesto una riunione urgente dei paesi membri del Consiglio di
sicurezza
. In territorio americano il Comando del Norad, il centro
nevralgico della difesa aerea Usa, ha alzato il livello d´allerta.
Due settimane fa, il Regno eremita aveva annunciato la possibilità di un test
missilistico, scatenando reazioni tanto a Washington quanto a Tokyo. La
diplomazia internazionale si era mossa cercando di far recedere Pyongyang dalle
sue intenzioni, e gli Stati Uniti avevano ipotizzato la possibilità di lanciare
un missile anti-missile a scopo di difesa.
In un´intervista realizzata da Repubblica in quei giorni nella capitale
nordcoreana con il responsabile del Dipartimento Europa al ministero degli
Esteri, il funzionario Pak Jin Yong aveva riaffermato la piena intenzione
del regime di voler portare a termine i propri esperimenti, nonostante le
critiche piovute da tutto il mondo. «Abbiamo il pieno diritto di farlo – aveva
detto l´ambasciatore Pak – soprattutto da un punto di vista legale
. Noi
reagiamo solo rispetto alle minacce nucleari portate avanti dai nostri nemici:
i nostri test sono pura deterrenza».
La recente crisi era stata ieri al centro di una telefonata tra il
segretario generale dell´Onu, Kofi Annan, e il presidente americano George W.
Bush, mentre cresceva sensibilmente negli Usa l´allarme per un test
missilistico imminente
. Secondo due fonti del dipartimento di Stato citate
dalla Cnn, camion per il rifornimento del carburante si erano allontanati dal
sito dove il Taepodong 2 si trovava sulla rampa di lancio, lasciando supporre
che un test del vettore potesse essere vicino. I funzionari americani hanno
detto di considerare i test, avvenuti il 4 luglio, giorno di festeggiamenti per
gli Stati Uniti, una sorta di provocazione: «Sanno che li guardiamo e gli piace
giocare con noi».
Dopo le prime avvisaglie della minaccia missilistica nordcoreana, anche la
Corea del Sud e la Cina avevano lanciato un´offensiva diplomatica per tentare
di disinnescare la crisi e rilanciare il dialogo. La Casa Bianca aveva parlato
di una «forte preferenza» americana per un ritorno ai negoziati internazionali
sul nucleare nordcoreano, che languono da oltre sette mesi. Per rilanciarli era
anche partito per Washington da Seul il principale consigliere del presidente
Roh Moohyun sulle questioni di sicurezza, Song Minsoon. Una visita avvenuta
sulla scia dei reiterati inviti sudcoreani agli Usa affinchè non si
impuntassero sulle questioni procedurali, rifiutando ogni contatto diretto con
Pyongyang, e si decidessero ad affrontare i «problemi sostanziali». Una delle
proposte di Seul e Pechino è di intavolare il negoziato a sei (le due Coree,
Usa, Russia, Cina e Giappone) nella città cinese di Shenyang. Ma dopo il lancio
del Taepodong 2, tutto si rimette in discussione.

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