Missione, la sinistra si divide sul ritiro

ITALIA, AFGANISTAN, POLITICA

CORRIERE Sab. 6/5/2006  
Giuliano Gallo

Bertinotti cauto: la politica
raccolga tutte le domande di pace. I vescovi: continui la lotta al terrorismo

ROMA – Lo «sgomento e l’immenso dolore» di Carlo
Azeglio Ciampi, la «sofferenza» di Romano Prodi, la «grande amarezza» di Silvio
Berlusconi, il «cordoglio» di Massimo D’Alema e Franco Marini, l’ammirazione di
Gianfranco Fini per lo «spirito di sacrificio» dei nostri soldati, il pianto di
Sandro Bondi per quei ragazzi caduti «in missione di pace». A pochi giorni dai
morti di Nassiriya, la politica italiana deve affrontare un altro lutto. Un
colpo al cuore che arriva a metà di un pomeriggio convulso. «Mamma mia –
esclama a Napoli Silvio Berlusconi -. Non ci voleva, non ci voleva. È
un’amarezza troppo grande dover constatare che paghiamo un prezzo così alto per
difendere la democrazia». Mentre Romano Prodi ammette che il sangue dei nostri
soldati «forse in questo momento è il massimo problema del nostro Paese». e in
serata arriva il monito della Cei: «Questa barbara uccisione sollecita a
ribadire l’impegno per affermare i valori della libertà e della democrazia». Ma
resta l’eterno dubbio: ritirare o no i nostri ragazzi in divisa sparsi nei
luoghi più infami del mondo? L’Afghanistan, si è detto più volte, non è l’Iraq.
A Kabul siamo parte di una forza multinazionale sotto bandiera Onu
, a
Nassiriya no. Per questo anche nel fronte di chi ha sempre chiesto il ritiro
dall’Iraq non c’è una posizione univoca sull’Afghanistan. Non hanno dubbi
quelli dell’ala sinistra di Rifondazione, dei Comunisti Italiani e diversi
esponenti dei Verdi: via subito anche da lì. Solo Fausto Bertinotti dall’alto
del suo nuovo scranno istituzionale, usa parole misurate
: «La politica
raccolga tutte le domande di pace». Mentre nel resto dell’Unione molti
difendono la missione afghana. «L’Italia si deve assumere responsabilità gravi
– dice Francesco Rutelli
-, è l’impegno che abbiamo per ricostruire
l’Afghanistan e dare a quel Paese un avvenire dignitoso». «Non è il momento
di cedere al terrore», dice Emma Bonino. E Ugo Intini della Rosa nel Pugno le
fa eco: «Proseguire la missione è un dovere per i nostri caduti». Mentre il
presidente della delegazione italiana presso la Nato, il Ds Lorenzo Forcieri,
ribadisce che «la stabilizzazione dell’Afghanistan è un obiettivo che non
possiamo permetterci di abbandonare»
. Da più parti (lo dice anche il
segretario dell’Udc Lorenzo Cesa) si insiste su un aggettivo: unità. Bisogna
decidere tutti assieme cosa fare
. È anche il monito di Francesco
Cossiga: «O rimangono tutti o si ritirano tutti. Ma ci deve essere un accordo
bipartisan fra Unione e Casa della Libertà»
.

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