Nigeria, la fuga delle multinazionali

AFRICA, ENERGIA, ITALIA

REPUBBLICA Mer. 26/4/2006   ALBERTO MATTONE

I ribelli del Mend minacciano attacchi e le grandi
compagnie petrolifere del delta del Niger evacuano il personale

Alta tensione nel sud del Paese. La scorsa settimana
uccisi 2 soldati in un attentato

In NIGERIA l’attività dei ribelli mette in crisi
l’esportazione di greggio; le multinazionali del petrolio (fra cui l’ENI)
tagliano il personale.

«Attaccheremo ancora», avvertono adesso i ribelli.
E dopo l´attentato della scorsa settimana e i due morti lasciati sul terreno a
Port Harcourt, la minaccia viene presa molto sul serio. Le grandi compagnie
petrolifere del delta del Niger evacuano il personale. La Exxon Mobil lascia
solo operai e tecnici indispensabili e anche le altre multinazionali che estraggono
greggio nell´area si apprestano a fare lo stesso.
I miliziani non arretrano in Nigeria, ottavo produttore mondiale di greggio
.
E dopo una stagione di scontri a bassa intensità, di attentati agli oleodotti,
di rapimenti di tecnici stranieri, alzano il livello dello scontro. La
guerriglia è un cartello di organizzazioni guidata dal Mend, il Movimento di
emancipazione del delta del Niger, che chiede al presidente Obasanjo una
ridistribuzione più equa dei proventi del petrolio. E anche una gestione più
ecologica degli scarichi industriali nel fiume Niger. Negli ultimi mesi i
ribelli sono riusciti a ridurre le esportazioni nigeriane di petrolio del 20%
.
E adesso, dopo il rifiuto del governo a trattare, minacciano il salto di
qualità.
Sotto tiro ci sono i colossi petroliferi, compresa l´Eni, che estrae nel sud
della Nigeria 161 mila barili al giorno
. I ribelli si sono rafforzati, e le
milizie private, assoldate dalle grandi compagnie internazionali, non sono
bastate ad allontanare il pericolo. La Exxon Mobil ha ridotto all´osso il
personale nel suo principale terminale petrolifero di Qua Iboe. «È una misura
precauzionale», ha spiegato il portavoce della società, ma dietro la decisione
c´è il timore di nuovi attacchi. E si apprestano a fare altrettanto anche
Chevron, Shell e Texaco.
«Attaccheremo ancora», ha avvertito un portavoce del Mend. L´attentato del 20
aprile scorso fu preceduto da un´identica minaccia. Quel giorno, una caserma
dell´esercito a Port Harcourt fu attaccata da un´autobomba che uccise due
soldati. «Un gesto simbolico – dissero dopo l´attentato i miliziani – per
dimostrare che i militari non riescono nemmeno a difendere se stessi».
L´escalation rischia di portare sull´orlo della guerra civile la Nigeria, già
lacerata dal conflitto tra cristiani e musulmani.
I ribelli del Mend dichiarano di lottare per una divisione più equa dei
proventi del petrolio, ma il governo li considera semplici banditi. E intanto,
il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre più, in un Paese dominato dalla
corruzione. I guadagni delle risorse naturali (tra cui il gas) finiscono nei
conti bancari esteri di una ristretta nomenklatura. Mentre il 70% dei 140
milioni di nigeriani vive solo con un dollaro al giorno
.

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