Ciad, battaglia per la capitale i ribelli attaccano l´esercito

AFRICA, FRANCIA

REPUBBLICA Ven. 14/4/2006   ALESSIA MANFREDI

Duri scontri a N´Djamena tra
le forze governative e i miliziani del Fuc, opposti al presidente Deby. L´Onu e
la Ue condannano le violenze

"Bombe dai caccia
francesi", Parigi smentisce
Il Paese sull´orlo di una guerra civile. Il 3 maggio previste le elezioni
presidenziali


Colpi di mortaio, violente raffiche di
mitragliatrice, scariche di arma da fuoco senza tregua. La capitale del
Ciad, N´Djamena, si è svegliata ieri all´alba scossa da aspri scontri tra le
truppe governative ed i ribelli che si oppongono al presidente Idriss Deby.
Le violenze hanno interessato anche altre zone del Paese: i miliziani del Fuc,
il Fronte Unito per il Cambiamento, che vogliono il rovesciamento di Deby,
hanno accusato le forze militari francesi di aver bombardato le città orientali
di Adré e Moudeina, da loro controllate, provocando un numero imprecisato di
vittime civili
.
Immediata la smentita da Parigi, dove però il ministero della Difesa ha
ammesso che un Mirage ha tirato un colpo di intimidazione ad est della
capitale, senza provocare però alcuna vittima
. Per alcune ore la capitale
blindata, attraversata da veicoli armati e pattugliata dalle forze dell´ordine,
è rimasta in preda al terrore dopo che un´avanguardia dei ribelli è riuscita ad
entrare in città. A metà giornata, il presidente, parlando alla radio
francese, ha dichiarato che la situazione era "sotto controllo" e che
i ribelli "erano stati annientati"
. Ma il quadro è tutt´altro che
chiaro in un Paese che precipita sempre più rapidamente verso la guerra civile.
«Abbiamo avuto paura, sentivamo colpi in continuazione, sempre più vicini»,
racconta a Repubblica Andrea Leone, al telefono da N´Djamena, dove da un anno e
mezzo lavora alla gestione di programmi di infrastrutture per la Commissione
europea. «Poi tutto si è calmato, ma non c´è niente di sicuro. E abbiamo la
consegna di restare a casa», dice ancora.
L´avanzata del Fuc verso la capitale è stata rapida. Mercoledì i miliziani
avevano attaccato e saccheggiato la località di Mongo, 400 chilometri più ad
est. Ieri una lunga colonna di pick-up armati di mitragliatrici e mortai è
arrivata alle porte di N´Djamena. Il presidente, sempre più isolato in
patria ma sostenuto dalla Francia, continua a mostrare ottimismo e ha
confermato le elezioni in programma per il 3 maggio. Salito al potere nel 1990
con un colpo di stato, Deby è stato poi rieletto alle successive consultazioni
e ora attende una riconferma plebiscitaria al prossimo voto, che l´opposizione
ha boicottato. Ma il Fuc ha annunciato di volerlo deporre prima della
consultazione. Il discusso presidente ha più volte accusato il confinante Sudan
di appoggiare il Fuc per impadronirsi dei giacimenti di idrocarburi di cui il
Ciad è ricco e di violare gli accordi firmati a Tripoli l´8 febbraio, secondo i
quali i due paesi si erano impegnati a non ospitare nei propri territori gruppi
ostili all´altro paese. La questione è ora giunta al Consiglio di sicurezza
dell´Onu. Anche la Commissione europea ha condannato la violenza «ed ogni
tentativo di presa del potere con la forza»
. Bruxelles ha lanciato «un
appello alla calma e alla sospensione dei combattimenti», e la Farnesina ha
invitato i cittadini italiani in Ciad alla massima cautela e ha suggerito a chi
può di lasciare il Paese.

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