L’assemblea di Bologna “Dalla liberazione della Palestina alla liberazione del proletariato e delle masse oppresse” (10 dicembre 2023): gli interventi, i saluti internazionali, la risoluzione finale

Poiché non dobbiamo vendere a nessuno la fontana di Trevi, è giusto dire che la partecipazione alla assemblea di Bologna di domenica 10 dicembre è stata al di sotto delle necessità e, in parte soltanto, delle aspettative. Stiamo già discutendo i differenti perché sia di carattere occasionale e locale, sia di più ampia portata (abbiamo appena ricevuto da Londra un messaggio che dice: purtroppo sabato 9 alla manifestazione per la Palestina “eravamo solo in 100.000”, segno di un momento di “riflusso” – numeri, inutile dire, che in questa sonnolenta Italia neppure possiamo sognarci di avere, finora almeno).

Tuttavia, come si potrà vedere dalla registrazione quasi integrale degli interventi dell’assemblea, il confronto è stato intenso ed omogeneo, con il contributo particolarmente forte, dall’inizio alla fine, di alcune avanguardie proletarie del SI Cobas. Qualche piccola inevitabile dissonanza qua e là, ove nel ritenere quasi onnipotente il sionismo (attribuendogli poteri che non ha), ove nel tentare di minimizzare il ruolo di falsi amici dei palestinesi degli stati capitalistici Brics, ma l’insieme dell’assemblea si è svolto su un tracciato chiaro che definire coerentemente di classe e internazionalista, di classe e perciò internazionalista, non è affatto eccessivo.

Hanno arricchito i lavori un messaggio scritto del Fronte popolare di liberazione della Palestina (che troverete qui sotto), e dei messaggi audio dall’Argentina (del Partido Obrero), dal Regno Unito (i compagni Mayssoun Sukarieh e John Narayan dell’UCU, rispettivamente dell’University & College Union e dell’UCU King’s College di Londra) e dal Brasile (dello studioso marxista Ricardo Antunes).

L’ascolto dei principali interventi nel dibattito (qualche altro deve ancora arrivarci), dei messaggi dall’estero e delle conclusioni, la lettura della mozione con cui la assemblea si è chiusa, crediamo siano più utili di un nostro riassunto. La mozione finale molto impegnativa, come si vedrà, indica i passaggi ulteriori dell’impegno dei promotori (SI Cobas, Giovani palestinesi d’Italia, Unione democratica arabo-palestinese, Tendenza internazionalista rivoluzionaria, Laboratorio politico Iskra, Movimento per il lavoro 7 novembre, Plat) e degli organismi e delle organizzazioni che hanno preso parte all’assemblea portando il loro contributo all’analisi della situazione e alla definizione del “che fare” (Fronte della gioventù comunista, Comitato 23 settembre, Coordinamento dei comitati di lotta di Roma e Viterbo, ed altri collettivi).

Per quanto il genocidio sionista a Gaza e in Cisgiordania prosegua senza sosta, è oramai innegabile (persino per larga parte della stampa israeliana e occidentale) che la tenacia e l’eroismo della resistenza delle masse e dei combattenti palestinesi sta infliggendo un colpo pesantissimo ai piani di Netanyahu e dei suoi sostenitori e al loro obbiettivo strategico di arrivare a una nuova Nakba per l’intera popolazione palestinese di Gaza, sia in termini politici e d’immagine nell’opinione pubblica mondiale, sia anche in termini strettamente militari. (Interverremo su questo nei prossimi giorni con una documentazione ragionata.)

È per questo che le avanguardie di classe hanno il dovere di mettere in campo tutte le forze a loro disposizione per far si che anche “in casa nostra”, il lavoro di denuncia portato avanti nelle manifestazioni sia accompagnato da azioni tese ad ostacolare concretamente gli interessi economici e militari sionisti, e l’azione del governo Meloni che li protegge.

Ora non resta che dare seguito a ciò che si è stabilito. (Red.)

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MOZIONE FINALE DELL’ASSEMBLEA

L’assemblea nazionale del 10 dicembre a Bologna conferma il proprio pieno sostegno di classe e internazionalista al popolo palestinese di fronte al protrarsi del genocidio sionista a Gaza.

Il piano di sterminio di massa voluto da Netanyahu e dall’estrema destra israeliana al potere nei territori occupati, con massacri indiscriminati di oltre 18 mila civili, in prevalenza donne e bambini, città rase al suolo, distruzione di scuole, ospedali, campi profughi e luoghi di culto, che prosegue senza sosta da oltre due mesi, ha in queste ore ricevuto l’avallo ufficiale degli USA attraverso l’infame veto posto nel consiglio di sicurezza ONU contro il cessate il fuoco.

L’esplicito sostegno ai crimini di guerra sionisti da parte della principale superpotenza “democratica” occidentale, che nei fatti equivale a una  condanna a morte per l’intera popolazione della striscia di Gaza, in realtà non ci sorprende, poiché proviene da quello stesso stato criminale che in questi anni si è reso protagonista delle più orribili carneficine imperialiste: su tutte basti l’esempio del milione di morti provocati dagli Usa in Iraq.

Ma l’esito nullo della richiesta di cessate il fuoco è anche la riprova dell’impotenza e dell’ipocrisia della cosiddetta “comunità internazionale”, a partire dagli stessi governi che a parole dicono di solidarizzare con la causa palestinese (Lega araba, Russia, Cina, India, Brasile, ecc.) ma che nei fatti continuano a fare affari e a intrattenere relazioni commerciali e diplomatiche con Israele.

Come abbiamo già più volte sostenuto, le masse oppresse palestinesi non hanno amici tra gli stati e nelle istituzioni internazionali: le mobilitazioni di questi mesi hanno invece dimostrato che il loro unico alleato sono le migliaia di lavoratori, studenti e solidali che hanno riempito le piazze di mezzo mondo contro il genocidio a Gaza.

Il SI Cobas, assieme alle realtà promotrici dell’assemblea di oggi e grazie al prezioso e insostituibile apporto dei Giovani palestinesi, con lo sciopero del mese scorso ha prodotto un’iniziativa dall’enorme valenza, mettendo in campo la forza reale dei lavoratori con l’obbiettivo di denunciare, contrastare e ostacolare la mattanza sionista: ne sono riprova la grande partecipazione agli scioperi nella logistica, il blocco al Porto di Salerno contro la compagnia ZIM, l’iniziativa a Modena contro l’azienda israeliana di cybersecurity Tekapp, il presidio-denuncia degli accordi Mekorot-Iren a Genova, e soprattutto la grande manifestazione dello scorso 18 novembre a Bologna.

Oggi riteniamo urgente e necessario rilanciare il sostegno di classe e internazionalista alla resistenza palestinese, non solo con la partecipazione alle manifestazioni ma anche e soprattutto con iniziative mirate a colpire gli interessi israeliani e, più in generale, l’economia di guerra, quindi in primo luogo le politiche antioperaie e reazionarie del governo Meloni.

Questo governo ha scatenato un attacco a trecentosessanta gradi contro la classe lavoratrice e le lotte sociali, intensificando la guerra contro gli emigranti e gli immigrati, tagliando il reddito di cittadinanza, contrapponendosi al salario minimo, approvando un diluvio di provvedimenti fiscali a favore dei padroni di ogni taglia, tagliando la spesa sanitaria e assistenziale a favore dell’ incremento della spesa bellica. Cose non meno importanti, ha messo in circolazione a mass media unificati un’ideologia familista e patriarcale profondamente ostile alle donne, una propaganda bellicista scatenata ed una repressione contro le lotte sempre più capillare e preventiva – favorita nella sua offensiva dall’assenza di una qualsiasi opposizione seria da parte dell’opposizione parlamentare e dei sindacati confederali, l’uno, la CISL, apertamente favorevole al governo delle destre, gli altri due fautori di iniziative, come lo sciopero-non sciopero generale, utili più a sfogare il malcontento e la rabbia accumulati tra i lavoratori, che a mettere in difficoltà il governo.

Per questo, mentre siamo impegnati a costruire una giornata internazionale contro le guerre imperialiste – quella in Ucraina come quella contro Gaza – intendiamo lanciare nell’immediato le seguenti iniziative:

1) un appello internazionale a tutte organizzazioni sindacali classiste e combattive per una giornata di sciopero internazionale contro il genocidio a Gaza. 

2) contestualmente allo sciopero, promuovere una giornata di lotta che punti non solo a mobilitare la piazza, ma anche a colpire nel concreto gli interessi economici israeliani e il traffico di armi.

3) costruire momenti di denuncia e di controinformazione fuori alle ambasciate di Israele e dei suoi fiancheggiatori, e/o alle sedi dei principali mass-media (a partire dalla RAI) contro la vergognosa propaganda di guerra, supina e funzionale all’occupazione e all’aggressione sionista.

Vai a questo link per ascoltare gli interventi, suddivisi in quattro blocchi.

A (1): 1 Mahmoud (SI Cobas Torino) (fino a 17), 2 Samed (Giovani palestinesi d’Italia) (fino a 24), 3 Karim (SI Cobas Bologna)

B (2): 1 (segue) Karim (SI Cobas Bologna) (fino a 11), 2 Piero (TIR) (fino a 27), lettura del comunicato del Fronte popolare di liberazione della Palestina (Ufficio politico) (fino a 30), 3 Paola (Comitato 23 settembre) (fino a 39), 4 Arafat (SI Cobas Piacenza) (fino alla fine della traccia).

C (3): 1 Dawood (Giovani palestinesi d’Italia) (fino a 13), 2 saluto del Partido Obrero (Argentina) (fino a 21), 3 Aldo Milani (Coordinatore nazionale del SI Cobas) (fino a 45), 4 Enzo (Movimento dei disoccupati 7 Novembre di Napoli) (fino a 46), 5 Asmeron (SI Cobas Milano), 6 Antonio (Comitato permanente contro le guerre e il razzismo, Marghera)

D (4): 1 Hicham (SI Cobas Bologna) (fino a 12), 2 Roberto Luzzi (responsabile lavoro internazionale SI Cobas – TIR) (fino a 21), 3 Tiziano (SI Cobas Bologna), 4 proposta di risoluzione finale da parte di Peppe (SI Cobas) (fino a 42), 5 considerazioni finali di Eddy Sorge (Laboratorio politico Iskra).

Coordinamento dei comitati di lotta di Roma e Viterbo

Saluti internazionali ed internazionalisti

Il saluto del Fronte popolare per la liberazione della Palestina

Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina saluta i compagni che in Italia si organizzano e si mobilitano al fianco della giusta lotta del popolo palestinese. 

A Gaza, come in tutta la Palestina e la regione araba, procediamo con pieno vigore nella nostra lotta contro l’occupazione, rimanendo fissi sul nostro diritto a resistere fino a quanto l’occupazione non sarà eliminata, e le aspirazioni del nostro popolo per l’indipendenza e la libertà non saranno realizzate. 

La priorità in tutto il mondo deve essere quella di continuare a colpire l’occupazione e chi la sostiene.

Gli interessi e le basi americane devono rimanere i nostri obiettivi da danneggiare in tutto il mondo. 

L’uso recente del Veto degli USA contro il Cessate il fuoco conferma la volontà americana di proseguire senza sosta una guerra e un genocidio contro di noi.

Questo veto contraddice la posizione dei popoli; compresa l’opinione pubblica degli Stati Uniti e dell’Europa, che ancora una volta espone il suo volto criminale al mondo intero e alle generazioni che stanno cominciando a rendersi conto di più sui crimini sionisti commessi nella Palestina occupata in piena collaborazione con le successive amministrazioni degli Stati Uniti ed europee.

Colpire le basi e gli interessi americani ovunque, e l’espulsione delle forze di occupazione dalla regione, devono rimanere un obiettivo primario per il nostro popolo, per i movimenti di resistenza e per tutte le persone libere del mondo, perché questo linguaggio è ciò che questa colonia criminale imperialista, ostile ai popoli e in particolare al nostro popolo palestinese, capisce.

Per questo esortiamo voi, nostri compagni in Italia e in Europa, a proseguire le mobilitazioni con obiettivi sempre più chiari: scioperi sempre più consistenti e azioni di boicottaggio contro gli interessi sionisti, americani e della guerra servono ora più che mai alla causa del nostro popolo. 

Fronte popolare per la liberazione della Palestina – ufficio politico

Altri saluti internazionali ed internazionalisti

Il saluto dall’Argentina del Partido Obrero

Ricardo Antunes dal Brasile
Mayssoun Sukarieh (University and College Union)
John Narayan (University and College Union)

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