Contro la guerra
Per l’emancipazione dei lavoratori in tutto il mondo
Sono passati 120 anni da
quando i martiri di Chicago (1886) lanciarono la battaglia per le otto ore
intorno a cui crebbe una lotta comune a
tutto il proletariato internazionale.Da allora 5 generazioni di
lavoratori hanno dovuto affrontare ciascuna nella loro epoca i problemi
determinati dal capitalismo: guerre, crisi, e sempre la necessità di lottare
per la difesa delle proprie condizioni, contro la repressione padronale e
spesso dello Stato della borghesia.
La lotta
per una società libera, senza sfruttamento e senza classi, è oggi quanto mai
all’ordine del giorno e ci accomuna con i milioni di altri lavoratori che oggi
manifestano in tutto il mondo.
I tre
morti italiani di Nassiriya ci ricordano che l’Italia è ancora
in guerra.
Futuro governo e opposizione sono
uniti nel dichiarare che sono morti per “la pace”. La verità è che sono stati
sacrificati agli interessi dell’ENI che punta ai giacimenti di Nassiriya, e più
in generale dell’imperialismo italiano che vuole avere un piede in Medio
Oriente. Anche il governo dell’Unione non intende ritirare le truppe in tempi
brevi. 2.400 sono i soldati americani sacrificati a questa guerra, decine di
migliaia i proletari iracheni, uccisi dagli eserciti occupanti o negli scontri
tra frazioni della borghesia irachena innescati dall’invasione. Per tutti
teniamo responsabili le potenze imperialiste e le reazionarie borghesie locali.
La
risposta che come comunisti dobbiamo dare alla guerra è l’impegno per l’unità
internazionale dei lavoratori: italiani, iracheni, americani, iraniani e
di ogni altro paese contro le rispettive classi capitalistiche dominanti.
Anche in Irak gruppi di lavoratori si stanno organizzando per opporsi sia
all’occupazione che alla guerra civile interetnica e interreligiosa, oltre che
per difendere le proprie condizioni materiali. Ė organizzando l’opposizione
alla presenza di truppe di occupazione italiana che possiamo incoraggiare e
dare più forza a questi compagni.
In questo
nuovo millennio il capitalismo è tornato al vecchio non solo per le guerre.
L’incertezza
sociale incalza: pochi possono scommettere sul proprio futuro e su quello della
propria famiglia.
La
precarietà è l’unica certezza soprattutto per i giovani in
balia di una giungla di contratti “atipici”. Il nuovo governo intende
continuare a garantire alle imprese la flessibilità della forza lavoro.
L’offensiva
padronale sull’orario di lavoro, con l’introduzione di
flessibilità sempre più selvaggia nei contratti di lavoro, con la
generalizzazione degli straordinari regolari e non pagati ovunque i lavoratori
non sono organizzati, sta erodendo anche la conquista storica delle otto ore.
Salari e
stipendi sono tra i più bassi d’Europa: e il divario è aumentato
nonostante l’unificazione della moneta.
Profitti e rendite crescono. “L’anno d’oro di Piazza Affari – forte espansione degli
utili e dividendi di Borsa” titola a
tutta pagina il giornale della Confindustria il 29 aprile. Nel trionfalismo
padronale c’è la conferma del forte aumento dello sfruttamento. L’antagonismo di classe non è scomparso. Dove vi sono state decise opposizioni
a contratti che segnano nuovi cedimenti, il padronato non esita ad usare l’arma
del licenziamento, com’è avvenuto per gli otto
licenziati dell’Alfa di Pomigliano.
Alle
elezioni molti lavoratori hanno dato il voto all’Unione, in opposizione al
governo di centro-destra, e nella speranza che essa affronti i loro problemi.
Saranno presto disillusi come già lo furono dai precedenti governi di centro
sinistra che hanno avviato l’offensiva su pensioni, flessibilità e contro gli
immigrati, poi continuata dal governo di centro-destra.
Come
lavoratori non possiamo lasciare in mano ai rappresentanti di
altre classi le nostre prospettive. La
difesa delle condizioni dei lavoratori può essere opera solo dei lavoratori
stessi, della loro organizzazione e lotta.
Il 1° Maggio è la giornata di lotta per
l’emancipazione dal lavoro salariato ci
ricorda che anche nella lotta quotidiana non dobbiamo mai perdere di vista il
nostro obiettivo finale: l’abbattimento del capitalismo, la società
senza classi, non più basata sullo
sfruttamento, dove precarietà e guerre saranno solo un ricordo.
Per un movimento di classe rivoluzionario e
internazionale, per la lotta contro la guerra per un mondo di liberi e uguali!